Giovani e sesso. In particolare, sesso non protetto.
Quanto è importante che si parli di educazione sessuale nelle nostre case e nelle scuole.
I nostri ragazzi si informano ed apprendono per lo più in modo distorto, cercando di soddisfare le loro curiosità sui social o attraverso la pornografia, per darsi risposte su “come siamo fatti” e su “come si fa”.
Cercano risposte a domande che vorrebbero porre, ma che molte volte tengono per sé.
Non possiamo lasciare al caso che i ragazzi apprendano argomenti così importanti, che hanno una strettissima correlazione con la loro salute e con il loro futuro.
I ragazzi crescono e con loro le pulsioni, i desideri, il proprio corpo, il loro modo di relazionarsi, i loro perché.
Le famiglie non sempre sono preparate e capaci di saper affrontare ogni argomento, al momento giusto, con le giuste parole, le giuste intenzioni, la reale conoscenza. E, questa non è una colpa.
Essere dei buoni genitori non implica il saper parlare di sesso, anche perché la sessualità non è solo il raccomandare come comportarsi.
Se riducessimo l’educazione sessuale al mero atto sessuale tra uomo e donna significherebbe non aver capito nulla.
COSA SIGNIFICA EDUCAZIONE SESSUALE
Educazione sessuale significa comprensione prima di tutto di sé, dei propri inevitabili cambiamenti fisici, non sempre di pari passo con la maturità psicologica di un soggetto.
Educazione sessuale significa essere preparati a ciò che verrà e a tutte le conseguenze che ogni scelta comporta nel momento in cui si decide di essere adulti, anche quanto non lo si è.
Eppure quest’insegnamento, perché tale è, non è ancora contemplato tra le materie obbligatorie del nostro sistema scolastico. Perché? Non so dare una risposta a questa domanda. Però so dirvi che in realtà europee come Svezia, Germania, Danimarca, Finlandia, Austria, Francia, Olanda, Finlandia è già materia obbligatoria.
Restiamo indietro noi italiani, la Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.
COSA AVVIENE IN EUROPA
L’Europa si è mobilitata. Già nel 2010 l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA (Federal centre for health Education) ha distribuito il libro bianco degli “STANDARD PER L’EDUCAZIONE SESSUALE IN EUROPA”.
Si tratta di un documento rivolto a sanitari, autorità scolastiche, specialisti, che fa riferimento a sette caratteristiche importanti per l’approccio all’educazione sessuale: continuatività con i programmi formativi, partecipazione attiva dei ragazzi, interattività delle lezioni, multisettorialità, sensibilità al genere, collaborazione con la famiglia e la società, contestualizzazione rispetto ai contesti di riferimento.
Sul tema è intervenuta anche la Corte Europea dei diritti umani (CEDU) che ha decretato che: “gli insegnanti dovrebbero rispondere alle domande degli allievi sulla sessualità in modo adeguato alla situazione e all’età”. (Sentenza n. 22338/15 del 18 gennaio 2018).
SERVE EDUCARE ALLA SESSUALITA’?
Educare alla sessualità significa: contrastare gravidanze precoci; prevenire le malattie sessualmente trasmissibili; insegnare il rispetto per sé stessi e per l’altro, dunque contrastare la violenza, l’abuso, la coercizione.
Parliamo di salute, di cultura. Parliamo di vita, quella vera.
Ci siamo ancorati a discutere ancora oggi cosa sia una molestia socialmente apprezzabile e cosa non lo sia, aprendo dibattiti e scenari che non fanno altro che creare confusione ed ulteriori discriminazioni, offese ed incomprensioni. Bene se partissimo dall’ABC, forse, eviteremmo imbarazzi, supereremmo stereotipi legati alle differenze di genere, riusciremmo a comprendere effettivamente l’importanza delle nostre differenze e diversi modi di guardare e percepire ciò che ci circonda e chi ci sta accanto.
Viviamo in una Società in cui parlare di educazione sessuale è ancora talmente un tabù, che se qualche programma televisivo decide di affrontarla insieme ad esperti (non commentatori vari senza titolo), viene deciso di trasmetterlo in seconda serata, perché non aderente alle regole di trasmissione e tutela delle fasce protette! Noncuranti poi del fatto che in prima serata o addirittura nel primo pomeriggio vengono trasmesse telenovelas e film dove il sesso è protagonista, insieme a tanto altro che non mi accingo ad elencare in questa sede.
Altro che tutela dei minori, è proprio per tutelare loro che di educazione sessuale si deve parlare!
Educazione sessuale ed educazione all’affettività, che cosa scontata non è.
EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE, QUALCHE PASSO IN AVANTI A LIVELLO NAZIONALE
Fortunatamente che sia importante parlarne qualcuno se n’è accorto ed il Ministero dell’Istruzione prevede che nelle scuole l’educazione alla salute e ai corretti stili di vita entrino all’interno delle aule scolastiche, attraverso progettualità, incontri, studi che coinvolgono vari enti pubblici e fondazioni. Si tratta di protocolli d’intesa che si basano su gruppi di lavoro, che di concerto con gli Istituti Scolastici dovrebbero organizzare nel corso del percorso didattico degli studenti, occasioni per parlare di stili di vita, alimentazione, nutrizione, dipendenze salute mentale, disturbi alimentari, disabilità e inclusione, affettività, prevenzione delle malattie infettive, vaccinazioni. Ed in un modo o nell’altro l’educazione sessuale rientra tra questi argomenti, demandata alla sensibilità e alla scelta di chi decide come parlarne.
Si tratta di un modo di raggirare il tabù? Di non dare un nome e cognome alle cose per non creare allarmismo?
Nella Società delle contraddizioni, tutto ci si aspetta ed a tutto assistiamo.
Talvolta perdiamo il punto di vista, non abbiamo il coraggio, non pretendiamo di riconoscere ciò che è veramente importante.
Educare, in questo caso, all’affettività e alla sessualità, è PREVENZIONE.
COME SI STA MUOVENDO LA REGIONE TOSCANA?
La Regione Toscana, con la Carta unica dello studente, già da diversi anni fa sì che studenti e studentesse fino a 25 anni di età, iscritti alle Università Toscane, possano accedere ai servizi e ai percorsi per l’educazione sessuale e per la contraccezione gratuita. E’ sicuramente una scelta importante quella che ha fatto la nostra Regione. Ma ci riferiamo a ragazzi più maturi, che hanno superato lo scoglio della maturità. Non è sufficiente. L’informazione e la prevenzione deve partire da prima.
Proprio in questo mese il Consigliere Regionale del gruppo PD Iacopo Melio ha depositato una mozione in Consiglio Regionale (Toscana) sul tema, affinché si creino nelle scuole momenti di istruzione e sensibilizzazione. Personalmente appoggio con molta soddisfazione quest’iniziativa ed attendo fiduciosa, con la consapevolezza che questa sommata a tante altre possano diventare argomento di una discussione di più ampio respiro e di carattere nazionale. Non possono essere petizioni e mozioni a sollevare la questione. Perché a chiederla sono proprio gli studenti.
I ragazzi iniziano ad avere il coraggio di farle certe domande, già dalle scuole secondarie di secondo grado, sicuramente quando iniziano il liceo.
Sono stufi dei modelli da cui lasciamo che apprendano, perché “loro” hanno compreso che non esistono le favole e che le trame e le sceneggiature non corrispondono alla realtà.
“Loro” vogliono vivere concretamente.
A noi adulti la scelta (vera) di riconoscere che, forse, abbiamo “altro” cui pensare, basandoci sul luogo comune perché tanto si cresce, si sbaglia e s’impara così, incrociando le dita e confidando che andrà tutto bene.