INNOVAZIONE SOCIALE E RIGENERAZIONE URBANA
Guardiamo alla città con occhi diversi e da diverse prospettive.
Innovazione sociale, rigenerazione urbana, progetti sostenibili e ad impatto sociale. Ma esattamente a cosa ci riferiamo?
Gli elementi che consentono di poter parlare in termini di innovazione sociale sono: spazi pubblici, destinazione sociale, soluzioni sostenibili, coinvolgimento degli attori locali e della comunità nell’erogazione dei servizi, interazione ed integrazione tra pubblico e privato.
Si guarda all’urbanistica da un punto di vista strettamente materiale e funzionale, ma bisogna anche guardare ad essa quale luogo di aggregazione e di socialità.
Si sente parlare spesso di “innovazione a impatto sociale”. Nello specifico si tratta della risposta che in diversi Paesi del mondo è stata data alla crescita dei bisogni della popolazione (salute, educazione, acqua, etc.) dinanzi alla scarsità risorse finanziarie pubbliche.
Ma, perché i progetti possano definirsi ad impatto sociale, devono possedere determinate caratteristiche: la pluralità degli attori, la volontà di produrre un impatto sociale; la misurabilità dell’impatto; il suo carattere standardizzato e la replicabilità.
Anche rigenerazione urbana è un termine in uso, ma una sua definizione non si trova da nessuna parte.
Per poter ragionare, però, veramente in termini di rigenerazione urbana, bisognerebbe avere il coraggio di preferire agli strumenti attuativi tradizionali i programmi complessi, poiché sono questi che sanno far fronte ai nuovi problemi di una città, quella contemporanea, caratterizzata da una pluralità di funzioni.
La rigenerazione viene per lo più confusa con la riqualificazione, tramite il recupero fisico-spaziale ed urbanistico-edilizio. Sono necessari, però, costi e professionalità elevati.
Non si tratta di coinvolgere soltanto gli attori dell’edilizia, ma di pensare a progetti sociali complessi e di lunga durata. Los guardo deve essere volto, innanzitutto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione.
Non possiamo ipotizzare una rigenerazione senza adeguamento delle infrastrutture e delle attrezzature pubbliche, ed a seguire, senza interventi che possano migliorare le condizioni di vita personale e lavorativa dei cittadini. La rigenerazione urbana non può prescindere dagli investimenti pubblici.
Ecco perché condivido il pensiero di chi intende la rigenerazione urbana non solo come strumento incentivante per pubbliche amministrazioni, perché questa visione favorirebbe soltanto la trasformazione fisico-spaziale del territorio. La rigenerazione, invece, deve necessariamente puntare il proprio obiettivo anche nella trasformazione sociale.
LE MIE PROPOSTE
Come proiettare Grosseto verso tutto questo? Qualche piccolo ed importante passo è stato già fatto. Siamo esempio per l’Italia intera, grazie a progetti che hanno visto concretizzarsi energie e volontà di chi crede in questi percorsi.
Sosteniamo, dunque, l’innovazione del pensiero, diamo il valore alle idee, superiamo i preconcetti, pensiamo al sociale come fonte di investimento, riconosciamo le competenze, e guardiamoci attorno.
Grosseto: qualche spunto per ragionare insieme.
Giovani: pensiamo alla Cittadella dello Studente.
Sicuramente bisognerà trovare una soluzione al traffico cittadino in un’area della città che rappresenta un luogo giovanile. Ci sono gli Istituti secondari di II grado. Ci sono impianti sportivi, annessi agli istituti. Altri privati. Non c’è un luogo di incontro come un chiosco, che consenta ai ragazzi che frequentano corsi pomeridiani scolastici, ad esempio, o corsi sportivi, di poter restare a pranzo, o di poter sostare a socializzare. Si tratta di un’area verde, che ha delle potenzialità immense. Quel famoso posto in cui poter offrire ai giovani qualcosa di più interessante da fare o dove dar loro l’opportunità di esprimersi tramite l’incontro e la proposta.
Chiediamo a loro cosa vorrebbero ci fosse. Le risposte potrebbero stupirci.
Quartieri cittadini: Gorarella, Barbanella.
Ne cito solo due come esempio per ogni quartiere della città, quella dimenticata. Dove non ci sono stati incontri, inaugurazioni, selfie, giornalate, pubblicità. Ma che rappresentano la città. I parchi verdi e quelli attrezzati per i bambini; il verde; l’accessibilità; la fruibilità.
Bisognerebbe chiedersi e chiedere a coloro che vivono questi quartieri di dirci com’è vivere lì e come sarebbe se vi fosse data la giusta importanza.
Si avverte la necessità di considerare la Società nel suo complesso e bisognerebbe mirare a governare il cambiamento, anticipando le nuove esigenze ed i nuovi modi del vivere civile.
Una nuova e più chiara politica del governo del territorio, nello sviluppo e nell’analisi dei concetti di perequazione urbanistica e di sviluppo sostenibile, oltre che in una prospettiva di attuazione della trasformazione urbana da ritrovarsi in rapporti collaborativi tra pubblico e privato.
L’obiettivo di un’amministrazione dovrebbe essere quello di favorire la divulgazione delle iniziative tese ad innescare una cooperazione tra i soggetti che operano la trasformazione urbana.
Lo sviluppo urbano dovrebbe definirsi e modellarsi in una rinnovata logica di crescita, privilegiando l’idea di una città compatta, non necessariamente andando ad incidere sul patrimonio di risorse ambientali a valenza territoriale, ma confrontando tra loro i vari ecosistemi presenti e quindi integrando quello urbano con quello naturale, al fine di realizzare ambienti di qualità e vivibili.
Occorrerà una visione strategica generale, che sia in grado di operare in modo flessibile ed adattabile alle necessità che sopraggiungono. Dunque ogni strategia che impatti sul territorio dovrà necessariamente essere adattabile alle contingenze temporali.
Sapersi guardare attorno è il primo modo per innovare.
Per una Grosseto innovativa, per la Grosseto di domani!
#perchinonhavoce #politichesociali